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ruzione semplice, la raffinatezza «par excellence», la maestria nella corruzione psicologica. Gli Evangeli debbono prendersi a parte. La Bibbia in generale non sopporta paragoni. Trovasi tra i giudei: «primo» punto di vista per non perdere interamente il filo. Questa dissimulazione di sè sotto una «cosa santa», assolutamente geniale, giammai raggiunta altrove, neppure lontanamente, nei libri e negli uomini, questa falsa coniazione di parole e di atti mutata in «arte», non è il fenomeno di un dono individuale, una qualsiasi natura eccezionale. Qui è necessaria la «razza». Il giudaismo, che è tirocinio e tecnica giudaica di molti secoli e dei più seri, arriva all’estrema perfezione col cristianesimo, l’arte di mentire santamente. Il cristiano, questa «ultima ratio» della menzogna, è il giudeo, ancora giudeo, tre volte giudeo... La volontà di non impiegare, per principio, che idee, simboli, attitudini provate con la pratica del sacerdote, l’astensione istintiva da ogni «altra» pratica, da ogni prospettiva di valore e di profitto, non è solamente tradizione, ma «eredità»; ed è a causa di questa sola eredità, che opera come natura. Tutta l’umanità, anche i migliori cervelli delle epoche migliori, (ad eccezione di uno solo che forse non era che un mostro), si è lasciata ingannare. Si è letto il Vangelo come il «libro dell’innocenza...» e non si trova il minimo cenno ad indicare con quanta maestria è stata recitata la commedia. Tuttavia, se noi «vedessimo» non foss’altro che di passaggio, tutti questi bacchettoni e santi artificiali, sarebbe finita per essi, precisamente perchè non leggo una parola senza vedere gli atteggiamenti; «e per questo la finisco con essi...» Hanno una maniera di alzar gli occhi che io non posso sopportare. Fortunatamente, per la maggior parte della gente, i libri non sono che «letteratura». Non bisogna lasciarsi ingannare: «Non giudicate! dicono essi, e intanto inviano all’inferno tutto ciò che si trova sul loro cammino. Permettendo a Dio di giudicare, giudicano anche essi; glorificando Dio, glorificano se stessi; «esigendo» la virtù di cui essi sono capaci — ed ancora di più la virtù di cui hanno bisogno per sostenersi, — si danno la grande aria di lottare per la virtù, l’aria di combattente pel regno della virtù. «Noi viviamo, noi moriamo, noi ci sacrifichiamo «per il bene», (la «verità», la «luce», il «regno di Dio»). In realtà fanno quello che possono per fare di