Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/80


— 78 —

     155Corimbifero sorbo,
     Carco sin alla cima
     Di bei purpurei frutti.
     L’instabile farfalla,
      Che vede a lei venirne
     160Le giovani donzelle,
     Ratta lungi sen vola,
     Ed a posarsi corre
     Sovra leggiadro fiore.
     Disordinate seguonla
     165Le vergini gridando,
     E fatte a lei d’appresso,
     Movendo lente lente
     Sulla punta dei piedi,
     Credon averla colta,
     170Caute stendon la mano,
      Allor quando veggendo
     La provvida farfalla
     Le tese insidie, s’alza
     Ratta di nuovo a volo
     175E lunge lascia attonito
     Lo stuol che la persegue:
     Sicura del periglio,
     Quasi per scherno siede
     Sovr’altro fior dischiuso.
     180Fatte più caute allora,
     Schierate in cerchio riedono
     All’impresa le vergini,
     A poco a poco stringonsi
     E, circondato il fiore,
     185Tengon certa la preda:
     Nascondono a gran stento
     Del cor la gioja: è giunta
     Della vittoria l’ora.
     Ma che! sorprese e quasi
     190Tocche da folgor state?
     Ma così nuovo inganno
     Chi preveder potea?
     La rea farfalla, a scherno
     Prende le insidie e vola
     195Alto-salendo e riede
     Per duplicati giri
     Al primo fior, là dove
     La sorpreser le vergini.
     Alfin, pel correr lasse,
     200Tutte sedero in cerchio
     Sul florido pendio
     Di vago monticello.
     In vetta al poggio stassi
     L’immagine sacrata
     205Della divina Flora.
     «Intrecciamo, o sorelle,
     Vaga di fior corona
     Onde ornarne la Dea,»
     Sì disse una donzella:
     210«E poi, noi stesse adorne
     Di ghirlande, intoniamo
     L’inno antico di Lino,
     Ballando intorno all’alma
     Effigie della Dea:

          215Come l’aurore estive
          Somigliano fra loro,
          Per te tra lor somigliano
          I secoli così.

          Noi della terra figlie,
          220Quali terrestri fiori,
          Per sempre colla state
          Perdiamo la beltà.

          Non già chiediamo, o Diva,
          A te beltade eterna,
          225Ma sol che lieta scorra
          La nostra gioventù.

Questo breve inno aveano
     Già due volte cantato
     E danzando sen stavano
     230A ricantarlo intente,
     Quando improvvisa scossesi
     Con orrido fragore
     Sotto a lor piè la terra.
     Immobili s’arrestano