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     Chi intorbidò quest’acque,
     240Per me’ rapirlo e asconderlo?
     Invidiano gli Dei
     Mia avventurosa sorte!...
     Ma no. Dall’alta cima
     Di questa quercia un frutto
     245Cadde e turbò quest’onde.
     Ecco ’l rapido augello,
     Fedele messaggiero
     Dell’alma genitrice
     Staccò matura ghianda....
     250Già l’onda tranquillata
     Rende l’amato oggetto.
O Numi, deh! benigni
     Non rammentar le stolte
     Involontarie accuse!...
     255Ma tu adirato sei,
     Idolo mio! Disparve
     Dal volto tuo quel vago
     Rossore, indizio certo
     D’amor; tu più non stendi
     260Ver me le amate braccia;
     Io la cagion ricerco
     Dell’ira tua.... Comprendo
     Il materno consiglio:
     È il rapido falcone
     265Il di lei confidente;
     Egli abbattè la ghianda,
     Ond’in cader mostrasse
     La via miglior ch’io m’abbia
     Di raggiugner lo sposo.
     270L’ira deponi, o caro
     Amato mio tesoro!
     Accoglimi, sicura
     A te ne vengo io ratta!»
E colle aperte braccia
     275Ella precipitossi
     Nel lusinghiero seno
     Del lago traditore.
     Malvagi Genj a posta
     La tennero nell’imo,
     280Finchè ’l calor vitale
     L’abbandonò.... Pietoso
     Alfine un ruscelletto,
     Figlio minor del lago,
     La trasportò del bosco
     285Ai limiti lontani,
     Ove alzasi un vetusto
     E rovinato tempio
     A Diana consacrato.
Tre dì la Diva pianse
     290L’amata figlia sua,
     Poi, mesta, trasformolla
     In un leggiadro fiore,
     Che stretto tien ne’ giorni
     Fasti e nefasti sempre
     295In sul materno core.