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L’AMARANTO


Poi che le tracie donne,
     Dell’Ebro all’onde oscure
     Gittaro il capo e il liuto
     Del cantator divino;
     5Immantinente i teli
     Mortiferi di Febo
     Con orrido stridore
     Distruggeano i viventi.
     Il can fedele spira
     10Appresso al cacciatore;
     Appo l’aratro muore
     L’agricoltore, e cadono
     Ambo aggiogati i buoi;
     Soggiaciono congiunti
     15Cavallo e cavaliere.
     Benchè gli altari grondino
     Di svenate ecatombi;
     Benchè l’ardite volte
     Dei tempj spazïosi
     20Abbruni ’l denso fumo
     Degli aromati accesi;
     I Numi non perdonano
     L’orribile misfatto.
     Un anno intero scorse
     25In pianto e in crude angoscie,
     Pria che così di Febo
     L’oracol rispondesse:
     «Sin ch’ostie non si svenino
     D’Orfeo sull’alta tomba,
     30Non cesserà la strage
     E la vendetta mia.
     Del sacro avello indizio
     Saran l’intatta lira,
     Il nuovo augel canoro,
     35Onor della foresta,
     E quel che vago spunta
     Inappassibil fiore.»
Di terror pieni, i Traci
     Odon l’oracol fero,
     40E ad ubbidir s’accingono
     Alla prescritta legge.
     Lanciarono nell’onde
     Del vorticoso fiume
     Un’ampia e salda nave,
     45Carca de’ sacri vasi
     E di sacerdotali
     Pompose vestimenta,
     De’ più squisiti aromi
     E d’ecatombe eletta;
     50Ed il nocchier canuto
     Col gesto e colla voce
     Incalza il giovanile
     Stuolo de’ rematori,
     Che a misurati colpi
     55Fendono l’onde torbe
     Del romoroso fiume.
Appena che l’Aurora
     Appare in cielo, cinta
     Di rugiadoso croco
     60E d’odoranti rose,
     Infin che ’l sole spinge
     Nel mar le ruote d’oro,
     Percorrono le sponde
     Del serpeggiante fiume,
     65Ogni parte scorrendo
     A ricercar la tomba
     Del placido Cantore.
Ben sette giorni invano