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     Gli abitator celesti
     Colle soavi note
     Del tuo cantar sì dolce,
     150L’aquila, portatrice
     De’ fulmini di Giove,
     Li strascichi dal cielo
     Sul rimbombante piano;
     O che ’l pavon di Giuno
     155Con rauco ingrato strido
     Il cantar tuo distrugga?
     Giovine troppo, amico,
     Ed inesperto sei.
     Al tuo bramato onore
     160Potrai con breve passo,
     Ove tu ’l voglia, alzarti;
     Ma, in seno a tua grandezza,
     Sospirerai tu forse
     Inutilmente allora
     165Il primitivo stato.»
Così diss’ella: ed ambe
     Veggono, come Aglaja
     Sen vien portando a stento
     Ver la dorata conca
     170Di fioralisi azzurri
     Ricca abbondante copia;
     Mentre Talia la vaga
     Pieno recando il grembo
     Di leggiadri giacinti
     175Dall’altro lato avanza.
     Dispongono le suore
     L’odorifera messe
     Nella splendente conca,
     Sì che di scelti fiori
     180Sia tutta inghirlandata.
Ma lungi dalle suore
     La dolce Pasitea
     Va con erranti passi,
     Dovunque ricercando
     185Il suo diletto fiore
     Ella ben spesse volte
     Inchina qui la testa,
     Estende là la mano;
     Ma sembra che sien vane
     190Tutte le sue ricerche,
     Che in mezzo a questi prati
     Non nasca, o sol di rado,
     Il fiore ch’ella cerca.
La giovanetta Dea
     195Frattanto s’avvicina
     Al luogo, dove in seno
     All’erba umìle e folta
     Nascosti stan gli amici.
     E disse la vïola
     200All’augellin canoro:
     «Amico, la fortuna
     Arride alle tue brame!
     Ecco il momento, tutte
     Esse compirsi ponno,
     205Che già appressarsi veggo
     La Diva inverso noi.»
Ebbro dall’alta speme
     Di veder pur compita
     L’ardente brama sua,
     210L’augel più dell’usato
     Scioglie la grata voce,
     E batte l’ali e spande
     Intorno a sè torrenti
     Di magica armonia.
215I fiori oblia la Diva,
     Udendo il dolce canto,
     E dirizzando i passi
     Là, donde par che sorga
     L’incantatrice voce,
     220Improvviso discuopre
     I due nascosti amici;
     «Così dunque, lor disse
     La Diva, qui vi trovo
     L’uno dell’altro accanto,
     225Degnissimo modello
     Di tenera amistade!...
     Ma, mio diletto fiore,
     Benchè tutte sorpassi
     Le suore tue di Pafo
     230In lustro ed in bellezza,