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Quanta ricchezza d’immagini! con quale lucidità, con quanta adequatezza, ella descrive ogni varietà dell’Asopo, senza mai dimenticare il paragone che ne fa con Pindaro. Con quale arte ella approfitta delle località per variare le sue descrizioni! Come anima ogni quadro riempiendolo di moto, di vita e di poesia! quanta precisione in ogni parte del suo quadro immenso! Nulla vi è di soverchio, ma tutto è necessario, tutto è a suo luogo, onde animare e compire l’intera composizione. Quanto è mai felice l’idea di rappresentarci l’Asopo alla sua sorgente rumoreggiante e pieno di spuma: quella è la sua giovinezza! Poi ritrova Oerea, primo oggetto dell’amor suo: ma poi si placa, si restringe tosto che perviene ne’ campi sacri, ove a prezzo di sangue fu comprata la libertà della Grecia. Infine ingrossato da fiumi suoi tributari, s’affretta nel corso e giunge all’età virile: sacrifica l’amor suo per la gloria, e costante ne’ suoi sforzi s’inoltra verso l’Euripo, non come tributario, ma quale un re si fa innanzi ad un altro re. Appena letto questo frammento, ognuno dice, «quest’è l’immagine del genio: tale dové esser Pindaro!»

Qui terminiamo l’analisi delle opere di Elisabetta: un profondo dolore viene a mescersi alla dovuta ammirazione che ne ispira l’interessante e giovine autrice. E come non piangere il fato che recise quel fiore appena schiuso, e che pur tuttavia spandeva tanta luce, e tante speranze racchiudeva? Diamo il catalogo delle principali opere di Elisabetta Kulmann.

I.º I suoi Saggi Poetici in tre volumi publicati dall’Accademia Imperiale russa, l’anno 1833. Essa scrisse queste poesie in russo, tedesco e italiano, e la stessa Accademia ha publicato l’edizione tedesca, alla quale è stato aggiunto un quarto volume contenente le poesie da lei composte all’età di dodici, tredici e quattordici anni.

II.º Le sue Novelle in tre volumi col titolo: Novelle russe; Novelle d’oltremare; e la Lampada meravigliosa, novella orientale, divisa in otto serate. L’origine di questa è degna d’osservazione. Non ebbe per comporla altra guida che la sua memoria, non avendola mai letta, ed altro non sapendone che quanto gliene avea raccontato la madre