Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/176


— 174 —

     Che, coll’andar degli anni
     Cangiata in sasso, ancora
     Ai dì nostri vediamo
     Sulla rocca giacente.
990Or nella lontananza
     Splendon le verdi cime
     Del gigantesco Ptoo,
     E dietro a loro assai,
     Le culminanti punte
     995Dell’azzurro Messapo,
     Che terrazzo sublime
     Pajono ovver scalee,
     Che gli Dei si formaro,
     Allor quando dall’etra
     1000Discendono benigni
     A visitar la terra
     O che trascorso l’orbe,
     Tornano alle dorate
     Olimpiche lor sale.
1005Nel lago, alla distanza
     Che rapido nell’aria
     Percorrerian tre frecce
     Da possent’arco spinte,
     Il navigante stuolo
     1010Scorge un’isola ovale,
     Tutta da banda a banda
     Ricoperta di svelte
     E altissime colonne,
     L’una dell’altra accanto
     1015Senz’intervallo poste.
     Sol al ponente appare
     Aperto un largo varco,
     Ingresso pittoresco
     Di misteriosa grotta.
     1020Intorno a lei, nell’ora
     Del tramonto del sole,
     S’affollano del lago
     Le tumid’onde, allora
     Da subitanea nebbia,
     1025Quasi da roseo velo,
     Coperte intorno intorno.
     Esse così trasportano
     Loro Signore, il Genio
     Del lago, in misteriosa
     1030Barca da niun veduta,
     Alla sua solitaria
     Magnifica dimora.
     Ei là, su molle strato
     D’odorifero museo,
     1035Passa l’estive notti;
     Ma subito che ’l cielo
     A imbiancarsi comincia,
     Ei nel veloce schifo,
     Tra la sorgente nebbia,
     1040Di bel nuovo ritorna
     Alla lontana grotta
     Delle Naiadi, allegre
     Abitanti del lago,
     Con cui fra i risi e scherzi
     1045Stassi fin alla sera.
Passato un promontorio
     Da tre quercie adombrato,
     Ond’egli tiene ’l nome
     Di Punta delle quercie,
     1050Scuopresi incontanente,
     In mezzo alla pianura,
     Un dilettoso colle.
     Scendono dalle dolci
     Floride sue pendici
     1055Con grato mormorio
     Numerose sorgenti,
     Che serpeggianti corrono
     Dalla vallea al lago.
     In cima al lieto colle
     1060Sorge di Febo il tempio
     Cui l’origin si perde
     Nella notte de’ tempi.
     Ei, dice antica fama,
     Fu costrutto nell’era
     1065Di Deucalione e Pirra,
     Ed opera è stupenda
     Delle Ciclopee mani.
     Essi lo fabbricaro
     Con smisurati sassi