Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/171


— 169 —

     Sen vola all’alte cime
     Del non lontano Ipato,
     Dove de’ Numi il padre
     E de’ mortali alberga;
     570Mentre dell’empio mago
     Lo splendente palazzo
     È dal suolo inghiottito,
     E tutto il suo dominio
     Si cangia in uno stagno
     575Ch’ha l’onde e sozze e nere,
     Che fuggon paurosi
     E gli uomini e le fiere.»
     Così ’l piloto disse....
O luogo di bellezza
     580Che non può degnamente
     La parola laudare,
     E che improvviso allegra
     L’occhio che ’l guarda e ammira!
     Si mostrano vicine
     585Alla riva del lago,
     Che infauste roccie asconde,
     Due isole d’altissimi
     Platani coronate,
     La cui fresc’ombra e grata
     590Invita i naviganti
     Da cocente calore
     Del sole stanchi, a scerre
     L’ampissimo passaggio
     Che fra di loro ameno
     595Ed ospitale si apre.
     Varcato ch’han l’ingresso,
     Eccoli ’n mezzo ad otto
     Isolette vezzose,
     Che, quale smisurata
     600Grotta ombrosa, rinchiusi
     Tengonli tutto intorno:
     Chè a prima vista invano
     Cerchi uscita qualcuna
     Da quel chiuso ricinto,
     605Che par che non s’unisce
     In verun modo al lago.
     Ma dell’error piacevole
     Tosto disingannati,
     Essi rientrano lieti
     610Dall’agguato nel lago,
     Per una delle tante,
     Benchè torte, sicure
     Uscite, che separano
     Ogn’isola dall’altre
     615Che le giaccion vicine.
Ecco una valle angusta,
     Ma vaga e in un pomposa,
     Che dolcemente china
     Fra discoscese mura
     620D’alte montagne giace.
     Rimangon le vestigia,
     Che ne’ trascorsi secoli
     Ivi in ristretta cuna
     Scorresse un fiume rapido,
     625Figlio di nevi alpine.
     Ma coll’andar del tempo
     Che tutto cangia, il fiume
     Sparì, l’abbandonato
     Da lui sabbioso letto
     630Si coprì con ammanto
     Ricchissimo di fiori
     Aurati e porporini,
     Che leggiadro contrasta
     Con l’erba sempre verde
     635Onde coperti miri
     Da capo a’ piedi i monti
     Che sorgongli d’allato.
     Ma sovra questi innalzansi
     Altri monti, e su quelli
     640Altri più eccelsi ancora
     Che fra le nubi ascondonsi.
     Or mirate quel grande
     Ardimentoso ponte,
     Che d’una all’altra sponda
     645Della valle si slancia!
     Là, dirimpetto l’una
     All’altra, nel principio,
     Si sporgeano due rupi;
     Ma improvviso tremuoto,