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complete, nelle quali la dignità dell’uomo rifulga d’ogni suo splendore; nelle quali si vegga una immagine ombreggiata e compita, e non già un debole abbozzo, o un frammento della persona. Poniam dunque ogni cura a non lasciare ignorate ed oscure le creazioni perfette, allorquando alcuna sul cammin nostro se ne appresenti. Scorrete, se vi aggrada, gli occhi mezzo-chiusi, una pianura deserta ed uniforme; ma fermatevi al piede d’una roccia selvaggia, le cui masse pittoresche, simili a membra disseccate, formino sbucando qua e là quella veste di musco e di abeti che la ricuoprono. O se mai nel bel mezzo delle vostre occupazioni le più semplici, e fra le passioni le più piccole della vita, l’animo vostro sia all’improvviso colto da un sacrosanto orrore, prodotto dal malcontento di voi stessi, se all’improvviso fra quelle sorgesse l’idea importuna, ma chiara, della perfettibilità, non la abbandonate leggermente: fate che non si perda nei vapori narcotici del mondo, non la esponete alla derisione ed agli insulti del volgo: trangugiate piuttosto quel calice di una salubre amarezza insino all’ultima goccia, o ciò che ancor più giova, cangiate quell’idea in una risoluzione efficace, e coraggiosa attività: forse che salverete con quella ciò che la sorte vi ha compartito di più prezioso quaggiù, il carattere sacro della vostra dignità d’uomo.

Elisabetta Kulmann è una di quelle creature il cui nome si imprime nella memoria, come la ricordanza di un vago paesaggio apparsovi improvviso sul confine di un arido deserto, come il sorgere di un giorno sereno nelle nostre austere e nebulose contrade del Norte. Ella è, senza alcun dubbio, un fenomeno straordinario nel mondo morale, una di quelle anime, nelle quali la Natura a piene mani profonde i germi del coraggio il più sorprendente, ed abbella colle più lusinghiere speranze: una di quelle anime, alle quali tutto concede: una mente creatrice vivissima; immagini leggiadre; suoni e colori adatti ad avvivarle, onde adattarli all’intelligenza del resto de’ viventi; e finalmente la volontà di vivere solo per lo scopo che si sono prefisso. Ma nel tempo istesso, dovete rappresentarvela, combattendo contro la più assoluta indigenza, disputando all’arte e alla gloria quell’anima