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LA RELATIVITÀ DELLO SPAZIO 47

forze elettriche e magnetiche, le quali durante il loro tragitto non fanno che crearne di nuove della stessa natura, sono tutto ciò che ci si poteva rappresentare della propagazione della luce. Tutta questa costruzione non aveva piú niente a che fare col movimento fisico delle particelle materiali; si rinunciava dunque di già ad una concezione del mondo strettamente meccanica, cioè unicamente fondata sul movimento. Ma la gran parte della fisica, la meccanica, l’acustica, la termodinamica e tutta la chimica, rimanevano al di fuori di questo cambiamento. In realtà, nonostante l’ultimo trionfo delle spiegazioni cinetiche nella brillante teoria dei gas di Boltzmann, che parla tanto all’immaginazione, l’importanza e l’estensione delle parti della fisica meccanicamente inesplicabili, aumentarono tutti i giorni, sopratutto dopo le scoperte di Roentgen, di Becquerel, della Signora Curie, di Rutherford, di Laue e di Planck.

Riprendiamo la spiegazione che abbiamo dato delle esperienze del Fizeau e del Michelson. Ne abbiamo concluso che la luce, osservata dal sistema in quiete, vibra nel sistema in quiete, osservata dal sistema in movimento, vibra nel sistema in movimento. Poiché non possiamo piú distinguere i sistemi in quiete e quelli in movimento, possiamo dire: la luce appartiene al sistema di non importa quale osservatore; per usare una felice espressione di Bloch, essa è “cosmopolita”; la sua divisa non è ubi bene, ibi patria, ma “La mia Patria è dappertutto dove mi si vede e dove mi si osserva.”