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96 del sublime e del bello

del globo, noi vi distingueremo l’Arabo posto, per le sue nobili qualità, alla testa degli uomini dell’oriente, sebbene il suo naturale lo tragga verso le idee bizzarre e meravigliose. Il troverete voi ospitale, generoso e sincero; i suoi racconti però, la sua storia, e il suo modo di sentir soprattutto, vanno impressi da tipo particolare. Vi si frammischia sempre lo straordinario; l’accesa sua immaginazione, come il sole del suo clima, gli rappresenta gli oggetti sotto forme grandiose, e lo stesso stabilimento del suo culto non fu, a parlar propriamente, che grande movimento romanzesco.

Se sono gli Arabi, per molti riguardi, i Spagnuoli delle contrade dell’Oriente, sono i Persiani i Francesi dell’Asia. Osservabili per la civiltà de’ loro modi, per un dilicato gusto e per idee cui fanno applicare un colorito assai poetico, non si pretendono questi ultimi di essere esimii osservatori dell’islamismo; mitigata la loro credenza dalla naturale giocondità del loro spirito, loro permette d’interpretare poco severamente il Korano.

I Giapponesi si ponno considerare quali Inglesi di quell’emisfero, lorchè non si farà cadere il parallelo che sul coraggio, il disprezzo della morte e sulla costanza, che ci paion comuni ai due popoli. Traligna la terza di queste virtù al Giappone in feroce caparbieria; de resto, non vi si annunzia il sentimento per avervi molta delicatezza.

Di tutte le umane follìe, quella degl’Indiani sono forse le più bizzarre. Non consiste il lor culto che in miserie affligenti le une più che le altre. Idoli di mostruosi volti, l’inestimabile