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68 del sublime e del bello

portano a stabilire una differenza tra le esterne leggiadrie del bel sesso, essi collegansi a quel che contiene di più o meno morale l’espressione della fisionomia d’una donna. Colei che ricevè dalla natura vezzi men lusinghevoli si limiterà al titolo di graziosa. Forme di felice proporzione, tratti in perfetto accordo tra loro, una tinta ed occhi il cui colore formano un dolce contrasto, simili a quei fiori che diversificano in un mazzetto graziosamente le graduate or varietà, non eccitano sovente che una fredda ammirazione.

Lo stesso volto, per quanto regolare ch’ei sia, se nulla dice, non troverà il cammino del cuore, e a ciò che v’ha di morale nella espressione degli occhi e nell’insieme della figura appartiene il risvegliare il sentimento del Sublime o quello del Bello. La donna, le cui attrattive particolari al suo sesso provocheranno quel primo sentimento, meriterà il nome di bella, in tutta l’accezione della parola; nel mentre che colei che richiama nei suoi tratti e nelle abitudini della sua fisonomia certe proprietà d’una semplice bellezza di carattere, sarà soltanto riguardata come leggiadra, a meno che questa bellezza, venendo a brillare presso di lei in un grado eminente, non le varrebbe il titolo di vezzosa. La prima, sotto un esteriore di nobilità calma e tranquilla, e nei suoi modesti sguardi, lascia penetrare l’elevatezza della sua anima; nel tempo stesso che un tenero sentimento, ed un cuore tutto benevolenza, vengono a riflettersi sul suo volto; essa fa schiava la volontà dell’uomo, di cui già ha conquistato la stima; la seconda palesa, ne’ suoi occhi ridenti, la vivacità d’uno spirito sovente animato da un po’ di malizia, e