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Cimelj tergestini.

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e sono abbastanza antichi perchè anche si possano attribuire, senza molto stento, alla corrente veneziana (cfr. Arch. I 464 n.): jo te farai insir fuora de triest M vi 36b, jo te impageray pagherò vi 51a. Ma così l’isolato ai ‘habeo’, come la combinazione futurale dirai dirò ecc., son sempre del friulano, e pur nel Mainati: t'hai mandá 7, insegnarái insegnerò 6, vedarái vedrò 27, ecc. Affatto estraneo al veneziano, e proprio all’incontro del friulano, il tipo che è rappresentato da il magnarés ei mangerebbe, L (e così nel Mainati: bastaréss basterebbe 19, bisognaress bisognerebbe ib., ecc.). E mi resta la sec. pl. d'imperf. cong. metissa (che vuy ne metissa R), la quale ci dilunga dal Friuli e anche dallo schietto veneziano, ma ha larghe attenenze, e andrà in ispecie studiata con queste forme che sono nel Mainati: metissiá 102, imprestissiá 34, dovissiám (1. pl.) 102. Vedine, per ora, Arch. I 442 n, 454 n.

Delle forme schiettamente veneziane, come ave habuit C xii 24a, poráve potrebbe M v 47a b ecc., non accade che partitamente si parli in questo luogo. Ma giova che si noti, come pur qui ricorrano, con significazion di singolare, ladi e fondi (de sto ladi bis C xii 59a, un fondi C 1545 I); delle quali forme si è appunto parlato più sopra, a p. 350 seg.1




  1. Da antichi testi venez. aggiungeremo in quest'occasione: da un ladi al altro, Atti dell'Istit. Ven., XV 1623, e con accezione preposizionale: da-ladhi la nostra prison, ib. 1603. Cfr. Mussaf. Beitr. 18, dov'è da aggiungere che petti, con significazione di singolare (Bovo ed. Rajna: peti v. 124 131 1316), occorre anche in Fra Paolino (ed. Muss.: pecti 145). Finalmente sia notato questo modo: Teris da un di ladi so pare clamá, Bovo, ed. cit., v. 1981.