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E quali aperte mani
Volan le foglie a scongiurare i cieli,
Allor mi vince una pietà profonda
Come d’un volgo preso da terrore,
E qual piovesse vittima ogni fronda,
Conforme ai rami mi si schianta il cuore.

E alla terra parla così:

. . . . genuflesso sulle tue rugiade
Vedrò che gioie alle muscose rocce
E che conforti infonda all’arse biade
La fresca carità di quelle gocce;
Verrò le notti ad arrestar per l’ombre
Gli odorosi messaggi
Spinti alla luna dalle tue vallee
E a spiar l’amor suo calar sui raggi
E l’amor tuo salir dalle maree.

Emanazione di poesia fresca e gentile: come questa al Fuoco è davvero una vampa scoppiettante, striata, gagliarda:

Eccola; scocca e vola
Miracolosa, indomita e possente
L’elettrica scintilla
Che scatta al mondo la vittoria e leva
Dall’agitata argilla
Le fiamme dei metalli e gli occhi d’Eva.
. . . . . . . . . . . . . . . .
Dai fatui fuochi all’albe nebulose
Balza, lampeggia e crea,
E ardendo cuori e cose
Nei soli è luce e nelle teste idea.
. . . . . . . . . . . . . . . .
Ed io l’invoco con la testa ignuda
Questa tremenda dia
Che brucia a baci e a spasimi si dona;
Penetri stimma nella carne mia,
Paga se solca d’un suo raggio santo
La croce del dolor da dove io canto.