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Voi che salite questo verde monte,
E il silenzio cercate
Dov’è più folto il bosco e chiaro il fonte,
Anime innamorate,
Pietà di me! Sul margin della via
Seggo soletto e gramo,
Ahi! grave, amanti, è la sventura mia!
Pietà di me! non amo.

d’un lirismo così dolce, così dimesso, così fuso col sentimento quasi di vergogna per la triste impotenza che inaridisce il cuore? C’è un alito di frescura e di pena come in un limbo.

E questa di un’efficacia rappresentativa così sincera, così suggestiva:

Nell’aria della sera umida e molle
Era l’acuto odor dei campi arati,
E noi salimmo insiem su questo colle
Mentre il grillo stridea laggiù nei prati.
L’occhio tuo di colomba era levato,
Quasi muta preghiera al ciel stellato,
Ed io che intesi quel che non dicevi
M’innamorai di te perchè tacevi.

Tutta la sinfonia della sera, l’elevazione nello spazio, verso il bene infinito, dei profumi delle voci, dei cuori. E pensando questa delicata sfumatura scritta da un povero ragazzo malato, l’anima vibra d’una pietà che è quasi una tenerezza. Ahimè, infatti il poeta è forse morto davvero....

Lorenzo Stecchetti è uno scapestrato, pure è capace di dare dei buoni consigli alle fanciulle. La poesia che termina con la famosa terzina:


Quando ti specchierai ti dica il core
Che una perla rubata a’ tuoi capelli,
Solo una perla può salvar chi muore