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versi che qualche sua leggiadra japonerie deve aver suggerito alla Contessa Lara.

Il metro è quello dell’uta giapponese, l’arte, il colore, la grazia, sommi:


CONVERSAZIONE.

A una tavola in torno
Giocan tre donne,
Di fiori il capo adorno,
Ricche le gonne:
Fosco tramonta il giorno.

Una dice (un’anziana
Con grinzo il cuore):
— L’amore è cosa vana:
Passa l’amore
Come nube lontana.

Dice un’altra (una sposa
Fresca e ridente):
— È l’amore una rosa
Che sboccia aulente
Nell’anima festosa.

E l’ultima (una frale
Fanciulla, un fiore),
Dice; — Fu strazio eguale
Per me, l’amore,
A un colpo di pugnale.

Assorbono, fumando,
Tutte il thè verde:
E un gran sospiro a quando
A quando sperde
L’aura leggiera, errando.

E con questo fior di loto pòrto da una gemmata mano di dama vi lascio, signorine. Troppe visioni d’Oriente mi s’affollano alla fantasia, m’ipnotizzano. Purchè questo noioso cosmopolitismo dilagante non me lo cancelli, il mio Giappone!