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Intirizzisco se schiudono l’uscio,
Ma qui la stufa borbotta tepente:
Oh benedetto il mio piccolo guscio,
Per me, nevata, sei tutta innocente!

Fa il tuo mestiere: scendete, scendete,
Leggiadri fiocchi danzanti nei cieli;
Come perluccie coprite, pingete
I tetti, i tronchi, la mota e gli steli...

Della mia donna nel fervido core
Aleggia sempre una brezza gentile,
E quando il poeta è ricco d’amore,
Anche il Gennaio somiglia all’Aprile.


I tenui episodi della farfalla smarrita, dei fiori moribondi, del furto dell’inaffiatoio, colorano questa nevata di delicati riflessi antelucani; quando l’aria è ancor pura e le passioni ancora dormono.

Potrebbe esser scritta da una di voi, signorine.

Il canzoniere del bimbo è una collana di piccole perle. Credo di poter accostare qui il nome del Praga a quello di Edmondo De Amicis per dirli i bardi del popolo minuscolo che ha per sè l’avvenire. I bambini sbocciano vivi dai loro canti in tutta la lor goffaggine deliziosa, in tutta la lor paurosa fragilità, in tutta la loro potenza di ispiratori della più schietta poesia. Vi basti qualche ritaglio per saggio:

Egli aperse quel dì le sue finestre,
Guardò nel cielo e ringraziò l’azzurro;
Sorrise ai fiori e ringraziò i profumi,
E disse all’aura: oh dolce il tuo susurro!
E alle rondini: addio!
E al passeggier: vi benedica Iddio!
                  . . . . . . . .
E poi disse a sè stesso: — Anima mia,
Bevi l’ambrosia dai polmoni ansanti;