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mosfera di giorni diversi e lontani ha lasciato un riflesso percepibile a me sola, come un atomo di quella parte della mia vita che si è spenta. Penso alle persone che mi erano vicino e che hanno raccolto la primizia di questa fioritura che doveva durare più di loro, sparite nell’infinito della morte (come voi, povero Alberto Sormani!) o nel vuoto della lontananza in cui s’addensa il silenzio lieve ed enorme, isolatore, più amaro, spesso, della morte. Ed io errando in ispirito lungo le pagine del mio Verziere mi somiglio alla Dama Pensosa d’un poeta squisito di cui è fatta menzione qua dentro, a lei che errava nell’occaso autunnale, lungo i viali sfrondati, fra l’ineffabile e simbolica mestizia delle foglie cadenti... Se non che io, al limite, trovo ancora te ad aspettarmi, te che mi stendi le braccia e mi sorridi ancora.

Cento, Settembre 1895

Jolanda.