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la ricchezza dei poveri. 83

fatto calda raccomandazione al nuovo Prefetto, e che certamente lo zelo del Mordini sarebbe riuscito a di panare la matassa. L’Abignente rispose: «Temere che il povero Ministro credesse di esser vivo essendo morto.» Nè oggi ripeteremmo lo scherzo, se non a cagione della sua verità pel Ministero d’allora e ancora più pel successore.

In quella stessa tornata, il Bonghi pronunciò nuovo discorso forbito, eloquente e concludente. Egli qualificò la condotta del Ministro come violenta e fiacca.

E fu tale. Violenta contro lo Stabilimento dei Sordo-muti, contro il suo Direttore che ci aveva messo intelligenza, impegno, passione, nell’istruire ed educare quei disgraziati. I maestri, mandati a Milano per sostenervi la prova degli esami, tornarono con gli attestati più lusinghieri di quell’Istituto reputato primario in Italia. E pure, per compiacere all’Amministrazione dell’Albergo de’ Poveri, vidersi obbligati a domandare la disponibilità.

Fiacca, perchè il Ministro non seppe fronteggiare le esigenze dell’Amministrazione. L’onorevole Bonghi rese, dunque, grande servizio ai Sordo-muti, coll’insistere nel 1871 che la somma tolta dal Lanza al bilancio dell’Interno fosse iscritta nel bilancio dell’Istruzione Pubblica; e col tornare nel 1874 alle offese, considerato che ai Sordo-muti si tolse quel poco di favella, onde la natura avevali orbati e la scienza regalati.

Ciò di che non sappiamo renderci conto, è come l’ardente campione dei Sordo-muti, divenuto Ministro, e Ministro dell’Istruzione Pubblica, sia uscito dal