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190 parte terza.

pena, o ai Bagni, l’individuo che fin allora aveva conosciuto solamente il pubblicano, l’ufficiale di leva e lo sbirro, principia ad accorgersi che ci sono anche le Autorità benevole e cortesi, le quali pensano e provvedono ai suoi bisogni materiali, alla sua istruzione, perfino all’anima sua!

Appena entrato in carcere, egli è ricevuto dal Direttore, condotto in una cella netta ed ariosa; cambia i cenci in abiti di lana, se d’inverno, di tela o di canape, se d’estate, e probabilmente per la prima volta in vita sua si lava con acqua sapone; è servito con una buona razione di pane e minestra, visitato dal cappellano, che lo esorta al lavoro e alla buona condotta, come mezzo di alleviare la punizione presente e ottenere la libertà più presto.

Trova un buon letto di ferro con saccone trapunto, ripieno di foglie di granturco o di crino vegetale, con lenzuola di lino o di canapa, con una o due coperte di lana e con guanciale.

Quanti carcerati avranno dormito su tal letto, la prima notte del carcere, il miglior sonno della loro vita!

Trascorso il periodo di esperimento, il detenuto introducesi in laboratorio per esercitarvi un mestiere, possibilmente il suo proprio.

E allora egli ha, oltre del pane e della minestra, una pietanza di carne bovina od ovina due volte la settimana, e negli altri giorni di verdura condita d’olio e d’aceto, se cruda: più il vitto di ricompensa del lavorante; più 25 centilitri di vino, tre volte la settimana.