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168 parte terza.

date sugli oggetti e su tutte le figure geometriche, la costruzione di case, di oggetti di mobilia, con fuscelli e stecchi, fanno sì che i bambini non si stancano mai, ne hanno mai l’aspetto languido e annoiato abituale su quei visini nelle scuole ordinarie. Viene poi la gradita ora del pranzo, e tutti i bambini del Giardino raccolti in una sala da ciò mangiano una buona minestra.

Curioso a dirsi! la gran difficoltà consisteva nel far mangiare questa minestra ai poveri. I bambini civili la divoravano, e il vero lazzarello preferiva un torso di cavolo alla minestra di riso; ma una volta assuefattosi divoravasi uno, due, tre e fin quattro piatti di minestra; e dopo la minestra la ricreazione, e poi ancora l’istruzione.

E queste scuole sono i veri vivai per le altre arti ed industrie, su cui, con tanta ragione, lo scrittore del Pungolo insiste.

La scuola presente non conta in tutto che 259 inscritti, di cui in media sono presenti 214.

Ma l’edificio è adattatissimo ad un gran convitto, e se tutti i locali di esso appartenessero alla scuola, il Giardino d’Infanzia potrebbe ricevere almeno 500 fanciulli, e quella di Sant’Aniello potrebbe diventare una scuola-modello, da imitarsi non solo in Napoli, ma nelle Provincie e nelle altre città.

Visitai da ultimo, fra le istituzioni educative, la Scuola normale femminile, ove le ragazze esterne e convittrici si preparano per la patente.

La prima cosa che mi colpì fu l’affollamento delle classi, l’angustia dei dormitorii; e sì che s’era nello splendidissimo ex-Collegio dei Gesuiti, edificio che