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la ricchezza dei poveri. 131

per non perderlo. Ma qui come negli altri Istituti ricordati bisogna cangiare il sistema non rimediabile nei particolari. Le Banche di Napoli, come credo quasi tutte in Italia, esigono l’interesse del 6%, più del doppio di quelle di Londra, e non basta. Si esige inoltre 1%, all’atto di ogni pegno. Verace abuso.

Mentre il pegno di gemme, di oggetti preziosi di oggetti di lusso insomma, commuove poco l’anima, confesso che la miseria di Napoli non mi fu più visibilmente presentata che allo spettacolo della enorme quantità di letti impegnati. Domandai all’impiegato che mi condusse, uomo compito e cortese, se questi letti furono spesso disimpegnati.

«Al più presto possibile, — mi rispose, — perchè bisogna pensare che chi impegna il letto, non ha altro da impegnare, e gli tocca intanto dormire in terra.»

La stessa osservazione si applica a’ così detti metalli rozzi, che sono, per la più parte, utensili di rame o di ferro per la cucina. Con molta accuratezza e precisione il Ragioniere della Cassa di pietà mi ha posto sott’occhio il movimento dei pegni del 76, sia degli oggetti preziosi, sia dei metalli rozzi. Mentre i pegni degli oggetti preziosi rimangono quasi invariabili, ondeggiando tra sei o settemila al mese, quelli dei metalli rozzi crescono e diminuiscono colla inclemenza della stagione. Un po’ d’influenza la esercitano anche le feste: a Natale e a Pasqua, per lo meno, il povero vuol mangiar bene, e benchè sia facile, per chi si siede regolarmente due volte al di a lauta mensa, di criticarlo, sembrami cosa assai naturale. La