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la ricchezza dei poveri. 119

se. Mi dissero che le povere ragazze tenevano per turno il banco di cambio.

Le donne affermarono che c’erano 137 oblate e qualche pentita. M’importava vedere lo Stabilimento, perchè il Direttore della SS. Annunziata mi aveva detto che vi stavano rinchiuse undici delle sue pecorelle smarrite, e lasciando i nostri biglietti di visita, avvertimmo che si sarebbe ritornati fra poco. Ed infatti tornammo fra un’ora, e ci apri il prete, e ci condusse in una stanza di fuori, ove c’intrattenne a discorrere di antichità e di storia, è malgrado della nostra impazienza ci disse che era affatto senza importanza il visitare lo Stabilimento, che una volta s’era presentato alla porta il Prefetto, e che le oblate avevano rifiutato di lasciarlo entrare, e che questi aveva lodato il rigore della consegna. Si capiva facilmente che egli guadagnava tempo per lasciar preparare per la visita. Finalmente ci accompagno nel cortile, con queste parole: «Ecco, ora avete visto!»

«No, — dicemmo, — vogliamo vedere le inquiline.»

Batti, ribatti, chiamò un’oblata, a cui diè ordine sotto voce. Essa ci accompagno in un’ala dello Stabilimento, e malgrado dei tentativi di mettere un po’ d’ordine, tanto l’amico medico quanto io ci siamo confessati di non aver mai veduto o immaginato un simile luogo. Qua e là c’erano donzelle, che interrogate dissero di essere uscite dall’Annunziata; e queste per lo più facevano guanti. Le stanze per isporcizia, luridezza e fetore vincevano i tugurii dei Cattolici irlandesi, nei quali maiali, asini ed uomini vivono insieme.