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72 illustri italiani

all’avvenire cercando ciò che paresse effettibile: Siila escludeva tutto che non fosse romano; Cesare abbracciava che che il mondo barbaro potesse tributare all’annosa civiltà, e dilatava le gelose barriere della città romana; che ben presto dall’Impero e dal cristianesimo doveano essere spalancate a tutti: anche ai Barbari, anche agli schiavi estendeva l’attenzione sua: chi avesse soprusi da frenare, miglioramenti da chiedere, a lui ricorreva; egli allettava il popolo collo spettacolo, colla gloria, colla forza.

Tra i due oscillava Cicerone, non ben deciso con quale stesse la libertà, come avviene in tempi di fazione. E prima Pompeo lo giudicò il meglio opportuno a ferire l’aristocrazia, e gli porse il destro d’offrire a noi posteri il quadro più parlante della corruzione d’allora.


V.


Cajo Licinio Verre senatore, amico dei Metelli e degli Scipioni, spende la giovinezza nei bagordi: questore di Carbone nella guerra civile, diserta al nemico colla cassa; luogotenente di Dolabella contro i pirati, pirateggia egli medesimo, e la dà per mezzo alle peggiori scelleraggini. Raccoltele tutte in un libello, Scauro gliele presenta, minacciando citarlo in criminale se non gli rivela per filo le colpe e mancanze di Dolabella: e Verre tradisce il suo capo, anzi sta in giudizio contro di esso. A Scio, a Tenedo, a Delo, ad Alicarnasso ruba le più belle statue: da’ Milesj chiede a prestanza una nave, e avuta la migliore, la vende e se ne intasca il prezzo. A Lampsaco invaghitosi della figlia di Filodamo, ordina ai littori di condurgliela; ma i fratelli e il padre repulsano quella brutale violenza: ne nasce un parapiglia, che a gran fatica è calmato da’ cavalieri e negozianti romani: poco dopo Verro cita Filodamo al suo tribunale, e il dimostra reo di morte. Venuto a Roma pretore, lasciasi governare da Chelidone cortigiana greca e da un favorito, che fanno traffico delle sentenze di esso. Qual dovea costui riuscire mandato pretore, cioè arbitro nella Sicilia? (73 av. C.)

Questo paese, che avea avuto una letteratura emula della greca, medici e naturalisti insigni, filosofi, matematici, artisti, tutto aveva perduto coll’indipendenza; e dimentiche le antiche grandezze, era caduto in quel fondo d’oppressione, dove nè tampoco rimane il