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Volentieri egli parlava di quella sua magistratura; e se volea dire come l’inevitabilità più che la gravezza delle pene valga a rattener dal delitto, ci ricordava come, volendosi colà frenare severamente l’abuso del portar armi, egli volle si serbasse la stabilita leggera multa, ma la si esigesse con rigore, e ottenne l’intento. E ci narrava come molte querele per ingiurie verbali venissero portate alla sua cancelleria, le quali, contro il parere altrui, ordinò fossero ricevute, affinchè gli offesi, nella speranza d’una giusta soddisfazione, non meditassero private vendette. Che ne avveniva? sbollita la prima collera, la parte più non instava, e così le querele cadevano deserte.

E discorrendo delle nuove rivolture politiche di Francia e de’ meschini risultati, ne incolpava il mancare d’un equo e liberale ordinamento de’ municipj; mentre nel Trentino aveva con maraviglia e compiacenza osservato con che interesse que’ valenti montanari assistevano ai consessi municipali e alle adunanze portate dalla costituzione paesana, mostrandosi informati delle consuetudini e delle leggi positive, e animati da spirito del retto e del bene.

Erasi egli appassionato anche alla fisica, e trovandola innovata allora dalla grande scoperta del Volta, ne ripeteva le sperienze, e scriveva al Bramieri: — Ho preparato una nuova teoria del lume zodiacale. Ultimamente ho pubblicato, sulla Gazzetta di Rovereto, una mia scoperta sul galvanismo applicato al magnetismo della calamita». Allude ad un’esperienza (1802), per la quale noi ed altri gli attribuimmo il titolo di scopritore, e l’associammo con Oerstedt, Ampère e Faraday nel creare la grande sintesi dell’elettro-magnetismo: attribuzione troppo indulgente1.

Le novità che dalla Francia convulsa diffondeansi alla restante Europa, cominciavano tempi di molte illusioni per le menti schiette ma inesperte; tempi di maneggi e di arruffio per chi amava pescar nel torbido; tempi di grandiose lezioni per coloro che, come Gian-

  1. A mia istanza, l’illustre fisico Giuseppe Belli esaminò quella esperienza nella Biblioteca italiana tomo IIC, p. 62, cercando indovinare in quali condizioni si fosse posto il Romagnosi per far l’esperimento, e conchiuse che a nessun modo il movimento dell’ago poteva essere prodotto dall’azione elettro-magnetica di una corrente del genere delle azioni considerate da Oerstedt; dubita perfino se l’azione fu elettrica, o non anzi meccanica. Solo pargli notevole l’osservazione sull’attrazione col filo bagnato, che poteva soccorrere a mostrar l’identità del fluido galvanico con l’elettrico.