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napoleone 323

terribile spediente in mano al rappresentante della rivoluzione francese, ad un libero pensatore. Col papa e coi prelati dapprincipio parlò rispettoso; conoscendo l’importanza di restaurare l’autorità, ripristinò la gerarchia, e nelle cerimonie i cardinali passavano avanti ai marescialli, i vescovi ai generali, ma purchè obbedissero a’ suoi decreti, assecondassero le sue mire: il che per verità era men diffìcile, atteso il fascino della grandezza di lui e l’imperiosità che non supponeva mai possibile un’opposizione. La nomina de’ primi sessanta vescovi fu prudente e diretta a conciliare i partiti, ma insieme a prepararseli favorevoli per quando domanderebbe il già meditato diadema. Dappoi fu viepiù interessata, sebbene non mai scandalosa, cernendoli egli fra le persone scontente della rivoluzione, devote a lui, alle istituzioni imperiali, alle libertà gallicane, e di famiglie aristocratiche, avendo potuto dire: — Non c’è che le persone di vecchia razza che sappiano ben servire». Al vicerè Eugenio scriveva: — Fatemi conoscere chi sostituir nelle sedi vacanti. Bisogna nominar de’ preti che mi siano molto affezionati, non cercar vecchi cardinali, che all’occasione non mi seconderebbero» (17 febbrajo 1806).

E al fratello Giuseppe re di Napoli: — Non mi piace il proemio della soppressione dei conventi. In fatto di religione il linguaggio deve improntarsi allo spirito della religione, e non a quello della filosofia. Qui sta la grand’arte di chi governa. Il preambolo doveva essere in istile da frate. Gli uomini sopportano meglio il male quando non vi si unisca l’insulto. Del resto sapete s’io amo i frati, giacchè li distruggo da per tutto» (14 aprile 1807).

E alla granduchessa Elisa: — Non esigete giuramento dai preti. Non riesce che a far nascere delle difficoltà. Tirate dritto, e sopprimete i conventi» (17 maggio 1806). E poco dopo: — Il breve del papa importa un’acca finchè resta in man vostra. Non perdete un momento per incamerar tutti i beni de’ conventi. Non badate ad alcun dogma. Pigliate i beni de’ frati, e lasciate correr il resto» (24 maggio).

Metteva mano anche a cose prettamente religiose, come la festa del 15 agosto, per la quale trovò fuori un san Napoleone, fin allora ignoto al calendario francese, e che doveva eclissare la memoria dell’Assunta, e dar nuova occasione ai vescovi di far elogi all’imperatore: e pur troppo vi strabbondarono in frasi, le quali oggimai non sono lecite che a giornalisti.