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alberto radicati 221

Italia, ricostituendo la nazione, gli offriva questi pensieri come conducenti a tal fine. È scritta con vivacità e acrimonia, neppure risparmiando l’autorità spirituale, e proponendo a modello Enrico VIII e il czar. Suggerisce però ai principi si mostrino zelanti della religione per ingannare il popolo, e averlo favorevole nella lotta contro gli ecclesiastici: non tocchino il dogma per non offendere gli altri sovrani.

In Inghilterra si amicò a Collins, a Tyndal, ad altri spiriti forti, e per secondarli avventò contro la Chiesa una finta lettera all’imperatore Trajano, ove si pongono a parallelo Maometto e Sosem, cioè Mosè. Fece pure una Storia succinta della professione sacerdotale antica, dedicata all’illustre e celebratissima setta degli spiriti forti da un libero pensatore (Freethinker) cristiano nazareno; e il Racconto fedele e comico della religione dei cannibali moderni, di Zelim Moslem, in cui l’autore dichiara i motivi che ebbe di rinunziare a tale idolatria abominevole. Ivi numera le cause che pervertirono i costumi dei Cristiani, i mali che la moltiplicità delle chiese e degli ecclesiastici causò alla repubblica cristiana, e i modi con cui si formò e si mantenne la monarchia papale; mentre l’autorità sacra come la civile spetta di diritto al sovrano.

Dappoi nella Dissertazione sulla morte (1733) sostenne la fatalità degli atti e giustificò il suicidio; essendo l’uomo semplice materia, ch’ebbe la vita per essere felice, può rinunziarvi quando manchi lo scopo. Per questo libro processato insieme collo stampatore, dall’Inghilterra dovette uscire, e vagò in Olanda e in Francia, impugnando anche le verità bibliche, massime nel libro La religione maomettana comparata colla pagana dell’Indostan da Ali-Ebu-Omar-Moslem, e in un sermone che fìngea predicato nell’assemblea de’ Quacqueri di Londra dal famoso fratello Elvell (1737).

È noto che Vittorio Amedeo abdicò, ma volendo intrigarsi ancora d’affari e forse ripigliare la corona, fu dal figlio fatto arrestare. Di questo fatto vergognoso le invereconde e spietate circostanze furono tenute occultissime; e poichè allora non v’avea giornali onde far propagare la bugia, il marchese d’Ormea ministro finse che una relazione di quei fatti fosse diramata alle legazioni, e la fece arrivare agli ambasciadori stranieri residenti in Torino quasi provenisse da infedeltà d’un impiegato. L’ebbe pure il Radicati, e tradottala in