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marosi fosforescenti. 19

i raggi del sole si riflettono su quegli aridi gioghi in vaghissime e mutabili tinte azzurre, violacee, rosee o porporine.

Il Mar Rosso volle anch’egli mostrarsi a noi nel suo corruccio. Mentre eravamo all’imboccatura del golfo di Suez, l’oscurarsi del cielo ed un repentino cangiamento di vento segnarono il principio di un piccolo temporale. Infatti cominciò tosto una pioggia dirotta, che di tanto in tanto alternava con fitta e grossa grandine 1, e verso sera, crescendo l’impeto del vento e l’agitazione del mare, la procella raggiunse il suo parossismo. Salendo allora sulla tolda, fui colpito da uno spettacolo che la penna è impotente a descrivere. I marosi scintillavano di vivida fosforescenza 2, e spargevano, frangendosi, sprazzi di luce, lasciando poi sulla coperta una traccia, luminosa del loro passaggio. Per strano consenso anche il cielo, vestito di nera gramaglia, risplendeva pel bagliore di continui lampi, che sembravano irradiare da un centro comune, talchè a momenti pareva che cielo e mare avvampassero d’un medesimo incendio. Prima di mezzanotte la fantastica scena si dileguava ed allo scirocco sottentrava il maestrale, apportatore di un tempo più propizio al nostro viaggio.

Nei giorni successivi perdemmo di vista la terra e continuammo a navigare nelle migliori condizioni, senza che avvenisse nulla di notevole; senonchè un Buphus coromandelicus ed un Lanius rufus, posatisi imprudentemente sugli alberi della nave, pagarono colla vita la troppa confidenza.

L’8 marzo, il mare, non più increspato dalla brezza, divenne placido come olio e presentò una bella tinta verdastra, segno di acque basse. Attorno alla nave brulicavano allora animali marini di molte specie, come salpe, fisalie, meduse, pesci volanti, squali ed altri, e galleggiavano numerosi sargassi. Intanto l’aria si ripopolava d’uccelli tra i quali si videro, oltre ai soliti gabbiani, alcune sule e due fetonti.

Il giorno stesso, nella zona di calme quasi costanti che divide la regione delle brezze prevalentemente settentrionali da quella

  1. Tra i pezzi di gragnuola caduti sulla nave molti erano della dimensione di grosse nocciole. Alcuni erano sferoidali od ovoidi, altri in forma di cono tronco, a basi biconvesse, per lo più opachi o translucidi con minute bolle e screpolature internamente.
  2. Probabilmente dovuta ad animaletti fosforescenti del genere Noctiluca.