Pagina:Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves, 1876.djvu/114

90 viaggio nel mar rosso e tra i bogos.

praticabile dalle bestie da soma, non escluso il cammello, e si percorre normalmente in 7 giorni. La seconda, a malapena accessibile ai muli ed ai cavalli, volge dapprima ad Assus, segue la valle del Kesseret, attraversa il Dubbur Sciair, passa quindi a Maldi ed Abi Mentel, e sebbene sia la meno agevole, è però preferita dai pedoni indigeni perchè il tragitto non dura più di quattro o cinque giorni. Questa era la più conveniente per me, non solo per la sua brevità, ma perchè offre eziandio punti di vista assai pittorici e passa in paesi ricchissimi di selvaggina.

Al momento di tradurre in atto il mio disegno, il vice-console di Francia, il quale, dovendo partire per Aden, mandava al verde sulle alture di Keren i suoi cavalli ed i suoi muli, mise a mia disposizione, pel viaggio di andata, uno di questi animali; combinazione fortunatissima per me, giacchè non m’era riuscito di procurarmi ad alcun prezzo una cavalcatura a nolo, tranne un meschino asinello che appena era in grado di trasportare sè medesimo.

Secondo l’itinerario previamente stabilito, il 2 di giugno, poco prima di sera, passai dall’isola a Ras Gerara e di là, in due ore di cammino, giunsi in Moncullo che doveva essere il punto di partenza della spedizione. Profittai quivi per quella notte della cordiale ospitalità che mi fu offerta dal signor H*, il quale abitava colla propria famiglia nella casa del console.

Mentre si ammanniva la cena, sul desco, apparecchiato all’aperto sotto la volta scintillante del cielo, il mio ospite mi intratteneva di parecchie singolarità del paese e mi raccontava come ogni notte le iene visitassero il villaggio e si introducessero bene spesso nei giardini per razzolare, fra gli avanzi delle cucine, qualche osso da rodere; e come egli, dormendo all’aperto nella stagione calda, si ponesse a giacere accanto il proprio bambino, pel timore che non gli fosse rapito dalle belve, durante il sonno, cosa che già accadde ad altri. Soggiungeva poi che non di rado odesi il ruggito del leone, il quale suol scendere notturnamente dai vicini colli per attutire le sue brame sanguinarie sulle mandre raccolte nel piano.

Sul proposito dei leoni del Samhar, udii più e più volte narrare drammatici episodii. Nè sono meno interessanti quelli riferiti dal Sapeto e ch’io per la loro piacevolezza non so rattenermi dal regalare al lettore.