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Ed ho voluto, per quanto concerne la morte di Manfredi, riportare le parole del Villani, perchè questi è generalmente reputato più degno di fede degli altri storici o cronisti, per essere stato quasi coetaneo di Manfredi.

Era naturale che i più antichi storici, dotati di spiriti guelsi, e nelle contese tra lo stato civile e la potestà ecclesiastica ligii sempre a quest’ultima, si studiassero di dar biasimo e mala voce ad ogni azione di Manfredi, e che perciò lo ritraessero coi colori più neri, imputandogli la morte di Federico II e di Corrado, e di aver tentato di spegnere di veleno Corradino per usurpargli il regno. Ma ciò nonostante fu universale in Italia il sentimento di simpatia per Manfredi, di cui parteciparono, quasi loro malgrado, tanta è la potenza del vero, anche coloro che diedero fede a quelle infondate opinioni, e che si erano dichiarati infesti ai principii politici che informarono la vita degli ultimi re Svevi. Ciò posto, non deve saper di strano se il divino poeta, nato nell’anno stesso in cui giacque Manfredi, rendendosi equo giudice delle nequizie umane, mentre allogava tra i simoniaci nella quarta bolgia dell’inferno Nicolò III degli Orsini, Bonifacio VIII, vivo ancora ai suoi tempi, e tanti altri pontefici, fu benigno a Manfredi, che pose sul limitare quasi del Purgatorio a fare emenda delle sue colpe.1.

Ma anche fra gli antichi storici vi furon di quelli che non divisero la più comune opinione, come il Collenuccio e il Riccobaldo, e tennero per cosa assai riprensibile il ri-

  1. Dalle terzine di Dante che non riporteremo, perchè a tutti notissime, si potrebbe argomentare che le ossa di Manfredi si fossero, per ordine di papa Clemente, lasciate insepolte, pasto ai cani, lungo le rive del Verde. E però gli storici illustrarono un tal passo a questo modo. Il pontefice Clemente fece gettare le ossa di Manfredi sulle rive del fiume Verde a lume spento che è a dire: falli spegnere i lumi innanzi al cadavere e portare capovolti dal clero fra orrende imprecazioni. Un simil rito s’era usato la prima volta nell’anno 900 al Concilio di Reims, allorché si spense ogni cero nell’atto che i vescovi scomunicarono gli uccisori dell’arcivescovo Folio.