Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/32


— 23 —

Anche il Corcia (storia delle due Sicilie) alla pag. 371 del tom. 1° parlando di Benevento dice quanto segue:

«Città cospicua e di remotissima fondazione. Fu dapprima detta Maloento, e gli antichi l’origine ne attribuirono a Diomede di Etolia; e non solo questa tradizione conservavasi nel 14° secolo dell’èra volgare, ma quella ancora delle zanne del cinghiale ucciso dal greco eröe. Queste ed altrettali imposture nascevano dalle invalse tradizioni, e le tradizioni dalle origini alterate delle città e dei popoli. In quella riguardante Diomede, che arriva dopo la guerra troiana nelle nostre contrade per fondarvi non poche città, come più a lungo sarà detto nella descrizione della Daunia, un nume archegete fu scambiato col greco eroe, e lo stesso nome primitivo di questa città l’origine ne disvela in una colonia pelasgica. La favolosa tradizione provenne dal culto di questo nume, il quale si può credere identico ad Apollo, così perchè gli Eneti dell’Adriatico un cavallo bianco, come i persiani al sole, a Diomede sacrificavano, e sì ancora perchè nell’isola di Lesbo, una volta abitata dai Pelasgi, Apollo fu adorato sotto il nome di Maloento...,»

Ai nostri giorni poi niuno è quasi tra i dotti che faccia buon viso alla tradizione che Diomede fondasse Benevento; e in generale si ritiene che o Diomede non toccasse mai la terra d’Italia, o che almeno non varcasse il confine della Puglia.

Comunemente viene ammesso che siccome niun sito si sarebbe potuto eleggere più opportuno di questo, e meglio favorito dalla natura per edificarvi una città, stante la sua posizione topografica, la vicinanza di due fiumi, un tempo più copiosi di acque, e la prossimità dei boschi, così sin dalla più remota antichità è probabile, senza punto ingolfarci nel profondo buio dei tempi preistorici, che i suoi abitatori non avessero tardato a trarne vantaggio col fondarvi una città. E forse una tale origine di Benevento sarebbe apparsa evidente se varii anni or sono, come ne balenò l’idea a un nostro benemerito prefetto, si fossero praticati a spese del comune, e con qualche sussidio del Ministero della Istruzio-