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CAPITOLO IV.


il vestiario e la sua decorazione.

Fin dove l’antico costume (in romeno = port) s’è conservato e non si son presi dagli usi cittadini elementi di complicazione, la classe rurale della Romania e della penisola balcanica veste la camicia, il cui nome latino è stato conservato dai Romeni: cămașă, cămeșă. Per le sue origini, Arturo Haberlandt (1) rimanda alla «dalmatica» conservata nell’uso della chiesa cristiana, e per i suoi ornamenti ricorda la menzione fatta nelle antiche fonti del lavoro «frigio».

Vien tessuta sopra uno strumento che ha quasi identica forma a nord e a sud del Danubio e il cui nome slavo di războiu non deve indurci a credere che le nazioni slave, iniziate più tardi all’arte antica di queste regioni, l’abbiano scoperta e trasmessa agli abitanti indigeni che ne hanno avuto bisogno principalmente come capo essenziale del loro vestiario (in romeno veșmânt, lat. vestimentum).

Il materiale impiegato è il lino e la canapa, i cui nomi latini si sono conservati in romeno: in (2) e cânepă.

La forma della camicia varia secondo il sesso. Quella della donna, che è coperta dalle parti inferiori del vestiario, ha sempre lo stesso tipo, scendente fin verso i ginocchi; quella

  1. Op. cit., pag. 40.
  2. Derivato, per contraffazione industriale: inișor.