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di Prahova vi sono cornici circolari che contengono figure dovute all’immaginazione popolare, più o meno prive di senso, somiglianti, in forma più semplice e più rozza, ai tipi rappresentati sui dischi di smalto che ornano le chiese di Stefano il Grande in Moldavia.

L’Oltenia non conosce affatto questi ornamenti. In Valacchia si trovano solo in certi distretti: Ilfov, Prahova, Dâmbovița, ove io stesso ho potuto osservarli. Attorno alle porte e alle finestre o in larghe linee lungo i muri, presentano in rilievo accentuato «soli», intrecci di losanghe, croci ornate, talora anche, per degenerazione frequentissima, vasi di fiori sbocciati, uccelli e persino animali e figure umane. I modelli, che peraltro nessuno si limita mai a copiare soltanto, dovettero esser presi negli elementi della scultura, di carattere però più orientale, riproducente direttamente rami di foglie, fiori non stilizzati, ma anche, alla base, quelle stesse ruote contenenti la croce o i raggi solari delle chiese del XVII e XVIII secolo.

Nelle case più ricche dei boiari o dei semi-boiari di campagna anche le belle e grandi colonne che formano l’ingresso della corte sono ornate di rilievi, e talora vi si aggiungono delle smerlettature di latta, massime dopo che la latta, verso la metà del XIX secolo, fu adoperata per i tetti.

Il colore non viene usato per ornare la casa del contadino o quella quasi rustica, mentre forma il principale elemento della decorazione delle chiese, col «tappeto» di affreschi in Moldavia nel XVI secolo, e in Valacchia fin verso il 1850. I muri sono semplicemente imbiancati a calce, il che permette di dar loro parecchie volte all’anno un sereno aspetto di freschezza. Da qualche tempo il turchino si mescola alla tinta generale dalle parti di Vâlcea nell’Oltenia e in fondo alla Moldavia. La policromia è in uso soltanto sulle capanne degli zingari, che sono i soli a offrire delle ingenue rappresentazioni colorate sulle pareti della loro abitazione.