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nell’Oltenia, distretto di Vâlcea, presso l’Olt, e nella montagna valacca dalle parti di Rucăr e più in basso (1), in regioni ove l’influenza sassone non è penetrata, neppure nella forma mista di cui già abbiamo parlato. Ma dalle forme che presenta bisogna detrarre quelle dovute all’influenza della Corte antica residente nella «città» di Argeș.

Ad Argeș c’è ancora un intero sobborgo di vasai (olari, da oală, latino olla, vaso), che lavorano seguendo gli antichi sistemi. La tecnica stessa deve essere quella dei loro antenati che preparavano per il palazzo dei principi gli oggetti di ceramica i cui vaghi frammenti, d’un bellissimo smalto, sono stati scoperti negli scavi intrapresi da Virgilio Drăghiceanu (2).

Ho trovato, in questa prima capitale del Principato di Valacchia, uno di quei vasi complicati di cui abbiamo parlato: fuori, delle ruote in rilievo, delle specie di catene e di ghirlande, assai pesanti; dell’animale alato che tutto dominava, ora spezzato, rimane sulla pancia un’aquila con le ali aperte, simile a quella dell’emblema del paese al principio del secolo XIX. E’, lo ripeto, piuttosto un prodotto di imitazione. Fiori a rilievo di questa foggia non si trovano che in casi isolati, nel distretto di Mehedinți nell’Oltenia (3); è una moda quasi scomparsa.

Più a Oriente, nel distretto di Prahova, si fabbricano urne di una bella forma antica, panciute, il cui manico ha un’apertura laterale e il collo si ristringe, sottile. Mancano però gli ornamenti. Per trovare lo stesso tipo del distretto di Muscel bisogna entrare in Moldavia, nella regione montagnosa e collinosa; ho scoperto tutta una serie di piatti bellissimi (farfurii; il termine significò dapprima unicamente: porcellana), nella

  1. Oprescu, op. cit., tav. LIII, LIV.
  2. Cfr. Commissione dei monumenti storici della Romania, Curtea Domnească din Argeș, Bucarest, 1923.
  3. Oprescu, op. cit., tav. LV, prima riga. V. Haberlandi, op. cit., tavola VIII, n. 7: la somiglianza è evidente.