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Quanti di Crissa la campagna, quanti
     La Delfich’erta e la vallea Locrese,
     225E tutta allor darà la terra pianti,

Quando le messi del vicino incese
     Non udran, ma vedranno, e il mio soggiorno
     Assiso, e l’are mie dall’oste offese.

Spade adunate a’ miei tripodi intorno,
     230Svergognati cintigli, aste e pavesi.
     Daranno al pazzo stuol tristo ritorno.

Gli scudi, visti i lor baiuli accesi,
     Del Nilo al vincitor parte si denno,
     Parte saranno a’ miei delubri appesi.

235O Tolomeo, ti loderai del senno,
     Che tuttavia sì chiuso al vero mira;
     Tu madre ascolta ciò, ch’ora ti accenno.

Isola piccioletta in mar si aggira,
     Che non ha propria stanza, e come foglia
     240Va secondo che Noto od Euro spira:

Liete accoglienze di benigna soglia
     Là troveremo; e di fuggir più presto
     A tal sermone ogn’isola s’invoglia.