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Pianto di padri, ahi lassi! a dar costretti
L’aver la dote e tutto, anche le poche
309Care memorie de’ più sacri affetti:

Cupi sospiri e voci or alte or fioche
Di tutte genti, per gridar pietade
312E per continuo maledir già roche.

D’orror fremetti; e venni alla cittade
Che dal ferro si noma. O dalle Muse
315Abitate mai sempre alme contrade,

Onde tanta pel mondo si diffuse
Itala gloria, e tal di carmi vena
318Che non Ascra, non Chio la maggior schiuse!

D’onor di cortesia nutrice arena
Come giaci deserta! e dal primiero
321Splendor caduta, e di squallor sol piena!

Questi sensi io volgea nel mio pensiero,
Quando un’ombra m’occorse alla veduta
324Mesta sì, ma sdegnosa e in atto altero.

Sovresso un marmo sepolcral seduta
Stava l’afflitta, e della manca il dosso
327Era letto alla guancia irta e sparuta.