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78 Dio ne scampi

ancora. Non avrebbe osato, mai, ribellarsi alla autorità mia, senza la dottoressa. Quacchera o Squacchera, qua, di Milano. L’Almerinda le facevo soggezione; e, poi, sapeva quanto io l’amassi, davvero. Io la conosco debole, arrendevole, misericordiosa; e non avrebbe mai resistito, allo spettacolo delle lagrime, del dolor mio. Ma, la gesuitessa s’incarica lei’ s’inframmette lei! Mi fa la ruffiana alla rovescia! E l’avesse lasciata d’un passo, poi! Sempre, lì! sempre, gli occhi fissi addosso a me, chi sa, avessi ardito d’accostarmi alla Ruglia! E quegl’imbecilloni degli Scielzo, che mi mettevano, giunta, in burla: La è innamorata di te! Innamorata di questo... Sì! aspetta, ch’io venga stasera! Aspetta, aspè! Hai voglia d’aspettare! Il corbo! Mo, vorrà convertirmi, anche me; ricondurre questa pecora smarrita, sul buon sentiero! Cara la pastorella! Uuuh! non ci vo di certo, non ci vo!» -

Ma il fumo profumato del narcotico avanese calmava, a poco a poco, i nervi sopreccitati; e spingeva a più miti consigli: — «Pettegola, sì; ma non la credo, al postutto, cattiva. Smania ridicola di far la moralista; ma, in fondo, buon cuore. Le lacrime, che ha piante, meco, eran sincere. Le parole, che mi balbet-