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76 Dio ne scampi

egli attaccasse un moccolo od accodasse una parolaccia. Io, queste amenità, queste interjezioni, questi fregi della orazione, per centomila bonissime ragioni, non le registro: anzi, attenuo quante espressioni riferisco. Sennò, che si direbbe? Suppliscan le Eccellenze de’ miei pratici lettori; ristabiliscan Loro il testo schietto del monologo, ch’io mutilo, mitigo. — «Sissignore, amica! Poffareddina, la mi si protesta amica! La mi si protesta amica, corbezzoli! Io mi credeva, che il vocabolo non potesse profanarsi più di quel, che, ogni giorno, si faccia, prostituendolo ad incogniti, ad indegni. Ma, Dio sagrato! la ci vuol tutta, per grugnire ad uno, in faccia: ti sono amica, dopo avermi fatto ciò, che questa Lombarda de’ miei stivali m’ha fatto. Doveva venir da Milano, a correggere i costumi delle Napoletane, pinzocheraccia, doveva! Con quella smania focosa...» — Io scrivo focosa; ma Maurizio non adoperò questo epiteto, anzi un improbo participio, che comincia, esso pure per effe, o fo. — «Con quella smania... di moralizzare, poteva starsi a predicare, nel su’ paese, che, pare, a quanto dicono, che ci sarebbe molto a fare. E questo porco sigaraccio, che non vuol fumare, manco esso! Vatti a far... benedire, tu e lei!» -