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38 Dio ne scampi

cipate, scusate quella donnicciuola!), il vizio le rapiva quell’Unico suo; Maurizio anteponeva la compagnia d’una sgualdrina alla madre.

Gregorio, turbato, nel vederla quasi sdilinquere, corse in cerca d’un bicchier d’acqua. Essa il tracannò, macchinalmente; e quella frescura, calmando la febbre de’ polsi, mutò, anche, il corso de’ pensieri. Ritrovò l’indulgenza solita pel figliuolo, la consueta mitezza di giudizio: - «Povero giovane! si sa; è simpatico, è ufficiale, è decorato) deve piacere alle... alle donne, a tutte le donne. Ed il mondo, poi, non è, come il vorrei riformare io. Per pretender che vivesse da frate, non avrei dovuto permettergli d’arrollarsi nel cinquantanove! Sono trascorsi di gioventù. E lui poteva, forse, prevedere, ch’io capiterei stamane? E non è stato, forse, un riguardo rispettoso il mettermi alla porta, dico, il lasciarmi partire, il non trattenermi? Poteva lasciarmi incontrare quella, che è da lui? Quella!...» - E, qui, la madre sentiva mordersi da una strana gelosia. - »Chi sa? Forse, anche, è una, che l’ama davvero. Il merita, Maurizio; merita d’essere amato di cuor sincero. Sarebbe anche buffa, ch’io me ne lagnassi! Da lagnarsene ha, chi riman burlato: ma io, io debbo esser grata a chi consola mio figlio. E lui non è mica una mosca