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dagli Orsenigo. 153

Pure, il telegramma non conteneva liete notizie: e, sebbene mezzo in gergo, la Salmojraghi-Orsenigo capì benissimo, l’agente di Maurizio rispondergli di non potere, in alcun modo, mandare la somma, urgentemente, richiesta: impossibile, impossibile. La Radegonda entrò nello spogliatojo di Maurizio: si diè a rovistar dappertutto, a rimuginar ogni cosa: e, parte, nelle tasche del soprabito, parte, nello scrittojo, trovò gli altri telegrammi dell’agente e le minute di quelli, co’ quali il Della-Morte richiedeva l’invio sollecito, immediato, di lire diecimila. Sicuro: le gli occorrevano, urgentemente, per pagare una perdita, fatta al giuoco. Ma come raccapezzar diecimila lire, in ventiquattro ore, quando, non si ha, neppure, credito?

La Radegonda, però, aveva il mezzo. Senza nemmanco pranzare, mise, in fretta, un abito, prese un fiàcchere e si fece condurre, dal suo banchiere: ch’era un David Mondolfo, ricco ebreo triestino, fatto conte in Italia, a patto di dar cinquantamila lire, per opere di beneficenza. La donna nol cercò al banco, perchè chiuso, a quell’ora; anzi, direttamente, in casa, in via, già, del Cocomero, che, ora, da un sinonimo, si chiama Ricasoli. Gli chiese le diecimila lire, su’ titoli di rendita, che gli presentava, dicendo d’averne bisogno urgente. Ma, le diecimila lire, il ban-