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dagli Orsenigo. 117


XIV.


Frattanto, l’avola antica, a meditare sul da rispondere al Salmojraghi: uhm! E, quando questi venne ad informarsi del colloquio, cominciò dal concedere, non esserne i sospetti, del tutto, insussistenti, sebbene, a parer suo, esageratissimi. Che ci fosse nulla di serio, fra la Radegonda e ’l Della-Morte, ôoh! peccato mortale il pur supporlo. Ma una tal quale inclinazione, che, progredendo con l’intimità, potrebbe metterne, in pericolo, non la fedeltà, (quella, mai!) bensì la tranquillità dell’animo della nipote, eh! eh! non le sembrava da disconoscersi. Rimedio? Uff! la parte curativa è il brutto, nella medicina: la diagnosi della malattia, più o meno stiracchiatamente, si fa; ma come guarire il male diagnosticato? Pare, che la vecchia dabbene avesse letto l’Amore di Giulio Michelet: propose un viaggio, un lungo e bel viaggio, le distrazioni del quale scaccerebbero, certo, le preoccupazioni anticonjugali, di mente alla Radegonda. Il Salmojraghi afferrò, a volo, l’idea; si persuase, volentieri, di quanto la vedova affermava; e si rincasò, con la letizia del ferito, il quale ha, finalmente, avuto, dal medico, l’assicurazione, che la convalescenza può