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v.47 libro terzo 65

   Ettore il vide, e con ripiglio acerbo
Gli fu sopra gridando: Ahi sciagurato!
Ahi profumato seduttor di donne,
Vile del pari che leggiadro! oh mai50
Mai non fossi tu nato, o morto fossi
Anzi ch’esser marito, chè tal fôra
Certo il mio voto, e per te stesso il meglio,
Più che carco d’infamia ir mostro a dito.
Odi le risa de’ chiomati Achei,55
Che al garbo dell’aspetto un valoroso
Ti suspicâr da prima, e or sanno a prova
Che vile e fiacca in un bel corpo hai l’alma.
E vigliacco qual sei tu il mar varcasti
Con eletti compagni? e visitando60
Straniere genti tu dall’apia terra
Donna d’alta beltà, moglie d’eroi,
Rapir potesti, e il padre e Troia e tutti
Cacciar nelle sciagure, agl’inimici
Farti bersaglio, ed infamar te stesso?65
Perchè fuggi? perchè di Menelao
Non attendi lo scontro? Allor saprai
Di qual prode guerrier t’usurpi e godi
La florida consorte: nè la cetra
Ti varrà nè il favor di Citerea,70
Nè il vago aspetto nè la molle chioma,
Quando cadrai riverso nella polve.
Oh fosser meno paurosi i Teucri!
Chè tu n’andresti già, premio al mal fatto,
D’un guarnello di sassi rivestito.75
   Ed il vago a rincontro: Ettore, il veggo,
A ragion mi rampogni, ed io t’escuso.
Ma quel duro tuo cor scure somiglia
Che ben tagliente una navale antenna
Fende, vibrata da gagliardi polsi,80

Iliade, Vol. I 5