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258 iliade libro decimo v.693

L’accorto Ulisse, agevolmente un Dio
Potría darli, volendo, anco migliori,
Chè gli Dei ponno più d’assai. Ma questi,695
Di che chiedi, son traci e qua di poco
Giunti: al re loro e a dodici de’ primi
Suoi compagni diè morte Dïomede,
E tredicesmo un altro n’uccidemmo
Dai teucri duci esplorator spedito700
Del nostro campo. - Così detto, spinse
Giubilando oltre il fosso i corridori,
E festeggianti lo seguîr gli Achivi.
Giunto al suo regio padiglion, legolli
Con salda briglia alle medesme greppie705
Ove dolci pascen biade i corsieri
Dïomedéi. Ulisse all’alta poppa
Le spoglie di Dolon sospende, e a Palla
Prepararsi comanda un sacrificio.
Tersero quindi entrambi alla marina710
L’abbondante sudor, gambe lavando
E collo e fianchi. Riforbito il corpo
E ricreato il cor, si ripurgaro
Nei nitidi lavacri. Indi odorosi
Di pingue oliva si sedeano a mensa715
Pieni i nappi votando, ed a Minerva
Libando di Lïéo l’almo licore.