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capitolo decimoquarto. 69

bene al prossimo: vorrei poterti dare di più; ma spero che con cinque lire ti rifarai de’ tuoi danni: prendile, e va’ con Dio.”

Quel modesto giovinetto pianse per riconoscimento del beneficio; pure io sentiva nell’anima una gratitudine maggiore assai della sua, ed avrei stretto volentieri fra le braccia il buon vecchio, tanto m’aveva l’atto onesto intenerito. Tornò a leggere, e noi ripigliammo i nostri ragionamenti; finchè alcun tempo dappoi il mio compagno ricordandosi di dover sbrigare alcune faccende in mercato, cercò d’andarsene, promettendo che sarebbe ritornato quanto prima, come desideroso di godere più lungamente la conversazione del suo caro dottor Primrose. In udire il mio nome, parve il vecchio guardarmi attentamente; e partito che si fu il mio amico, mi domandò con molta garbatezza s’io fossi per avventura parente del gran Primrose, quel sì intrepido sostenitore della monogamía, il quale era stato l’antemurale della Chiesa. Il cuore non mi battè mai tanto come in quel momento, e gli risposi: “La lode di un sì buon uomo quale son certo che voi siete, raddoppia la gioia destatami in petto testè dalla vostra caritatevole azione. Eccovi dinanzi quel dottor Primrose, quel monogamo a cui vi piacque concedere l’appellativo di grande. Voi mirate qui lo sfortunato teologo che ha combattuta sì lungamente e con buon successo, se male non mi stesse il dirlo, la deuterogamia del secolo.” “Signore,” replicò lo straniero stupefatto, “mi duole d’essere forse stato troppo ardito; vi chiedo perdono della curiosità.” Ed io stringendogli la mano: “No no, buon uomo, la vostra famigliarità mi piacque davvero; e poichè vi ho già accordata la mia stima, vi prego di accettare anche la mia amicizia.” — “Ve ne sono grato, o glorioso sostegno dell’incorrotta ortodossia. Ed è pur vero ch’io...?” — L’interruppi; perchè quantunque come autore io sapessi digerire in buon dato l’adulazione, mia modestia per ora non ne permetteva di più. Tutta-