Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/23

14 il vicario di wakefield

mente, e cogli anni cresceva l’affetto; perchè infatti niuna cosa vi aveva che ci spingesse a collera col mondo o fra di noi. Avevamo una bella casa posta in una vaga campagna e tra buon vicinato, ove era impiegato l’anno in bei passatempi morali o campestri, visitando i nostri ricchi vicini, e porgendo soccorso a quei ch’erano poveri. Non vi avea rivoluzioni da paventare, non fatiche da sostenere, perciocchè tutte le nostre avventure accadevano accanto al focolare, ed ogni nostro viaggio era da una camera all’altra.

Essendo posta la nostra casa vicino alla strada, avevamo frequenti visite da viandanti e stranieri che venivano ad assaggiare il nostro vino d’uva spina, pel quale eravamo assai decantati; e con tutta la veracità di un istorico io protesto che nessun uomo non lo trovò cattivo giammai. Anche i nostri cugini del quarantesimo grado non si dimenticavano neppur uno della affinità loro, e senza uopo veruno dell’ufficio dell’Araldo1 venivano spesso a visitarci. Con questo loro spacciar parentela molti di essi non ci facevano grande onore, perchè, a voler parlar chiaramente, assai ve ne avea di storpi, di ciechi e di zoppi; eppure mia moglie insisteva sempre che essendo essi della stessa carne e dello stesso sangue, sedessero all’egual mensa con noi; cosicchè se non ci vedevamo all’intorno sempre de’ ricchi amici, almeno di felici non ce ne mancavano quasi mai; perchè la è osservazione verissima che quanto più l’ospite è povero, tanto più egli giubila del vedersi ben accolto. E in quella guisa che molti ammirano con piacere i bei colori di un tulipano, ed altri s’innamorano dell’ali d’una farfalla; così io per natura fui sempre amante di quella faccia contenta dell’uom felice. Ogni qual volta però alcuno de’ nostri parenti fu scorto persona di cattivo carattere, ospite importuno e di cui ci convenisse liberarci, era mia cura,

  1. Presso l’ufficio dell’Araldo in Inghilterra stanno registrate le genealogie e gli stemmi di più famiglie.