Pagina:Il podere.djvu/244


— 232 —

Remigio si sentì prendere da un sentimento, al quale non aveva mai voluto dare retta; e desiderò di credere. Avrebbe voluto rispondere: «aspettatemi» ; ma, invece, sorrise impacciato, e basta.

Picciòlo, vedendo la sua indecisione, gli disse un’altra volta:

— Venga con me!

— Ormai, no.

— Crede che non le farebbe bene venire alla messa? Dopo, ci si sente meglio! Via! Non si lasci prendere dalla svogliatezza! Non crede in Dio?

— Non vengo!

Picciòlo, credendo che si fosse avuto a male della insistenza, gli disse parlando lentamente; per dare risalto alle parole:

— Mi perdoni se mi son permesso di consigliarla così! Ma dal tetto in su nessuno sa quanto ci sia.

— Anzi, avete fatto bene.

E gli porse la mano. Picciòlo s’era dimenticato di mettersi dritto il cappello; e camminava mezzo sciancato; dondolando le braccia avanti e indietro. A forza di vangare, un ginocchio cominciava a volergli rimanere piegato; e anche le mani gli si erano storte. Altri vecchi, che passavano per andare alla messa, s’erano conciati anche peggio, sempre di più; con la testa in avanti, per lo stare curvi a zappare.