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tava rosso come se quella parola gli bruciasse anche il viso.

In fondo alla Costarella, Chiocciolino che parlava con una fruttaiola grassa e con le braccine di bambola come il volto, gli andò dietro mettendogli una mano su la spalla. Remigio s'era accorto che gli voleva parlare; ma ora non potè fare a meno di non voltarsi benchè non gli dicesse niente. Allora Chiocciolino si mise il bastone nella sinistra, lo prese sotto il braccio e gli disse:

— L'accompagno un poco, se va giù alla Casuccia. Dianzi, l'ho visto entrare dall'avvocato Neretti.

Remigio si tirava in disparte, ma l'altro lo teneva forte sorridendo a vedere quella ritrosìa. E gli disse:

— Non si vergogna mica a venire con me? È arrabbiato perchè ho fatto da testimonio al processo?

— A me non importa niente.

— Non ci credo: non mi pare. Ma, appunto, io volevo parlare della mia faccenda che si potrebbe accomodare così tra noi, alla buona.

— Ma perchè voi avete fatto da testimonio?

— È venuta a trovarmi quella disgraziata (come si chiama?) Giulia; e io siccome sapevo tutto da suo padre... Non ho fatto