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― Vi farò dare da mio marito venti franchi. Uscendo di qui, potrete sodisfarvi.

Lo Sperelli balzò in piedi, livido.

Lord Heathfield rientrando chiese:

― Ve ne andate già? Che avete mai?

E sorrise del giovine amico, poichè egli conosceva gli effetti de’ suoi libri.

Lo Sperelli s’inchinò. Elena gli offerse la mano, senza scomporsi. Il marchese lo accompagno fin su la soglia, dicendogli piano:

― Vi raccomando il mio Gervetius.

Come fu sotto il portico, Andrea vide avanzarsi pel viale una carrozza. Un signore dalla gran barba bionda s’affacciò allo sportello, salutando. Era Galeazzo Secínaro.

Subitamente, gli sorse nello spirito il ricordo della Fiera di maggio con l’episodio della somma offerta da Galeazzo per ottenere che Elena Muti asciugasse alla barba le belle dita bagnate di Sciampagna. Affrettò il passo, uscì nella strada: aveva la sensazione ottusa e confusa come d’un romore assordante che sfuggisse dall’intimo del suo cervello.

Era un pomeriggio della fine d’aprile, caldo e umido. Il sole appariva e spariva tra i nuvoli fioccosi e pigri. L’accidia dello scirocco teneva Roma.

Sul marciapiede della via Sistina, egli scorse d’innanzi a sè una signora che camminava lentamente verso la Trinità. Riconobbe Donna Maria Ferres. Guardò l’orologio: erano, infatti, circa le cinque; mancavano pochi minuti all’ora abituale del ritrovo. Maria, certo, andava al palazzo Zuccari.