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suscitò in confuso tutti gli amorosi sogni da lui sognati intorno a quella vasta capellatura vergine che un tempo faceva languir d’amore le educande nel monastero fiorentino. Di nuovo, egli mescolò i due desiderii; vagheggiò la duplicità del godimento; travide la terza Amante ideale.

Entrava in una disposizion di spirito riflessiva. Vestendosi per il pranzo, ripensava: ― Jeri, una grande scena di passione, quasi con lacrime; oggi una piccola scena muta di sensualità. E a me pareva jeri d’essere sincero nel sentimento, come io era dianzi sincero nella sensazione. Inoltre, oggi stesso, un’ora prima del bacio d’Elena, io avevo avuto un alto momento lirico accanto a Donna Maria. Di tutto questo non riman traccia. Domani, certo, ricomincerò. Io sono camaleontico, chimerico, incoerente, inconsistente. Qualunque mio sforzo verso l’unità riuscirà sempre vano. Bisogna omai ch’io mi rassegni. La mia legge è in una parola: NUNC. Sia fatta la volontà della legge.

Rise di sè medesimo. E da quell’ora ebbe principio la nuova fase della sua miseria morale.

Senza alcun riguardo, senza alcun ritegno, senza alcun rimorso, egli si diede tutto a porre in opera le sue imaginazioni malsane. Per trarre Maria Ferres a cedergli, usò i più sottili artifizii, i più delicati intrichi, illudendola a punto nelle cose dell’anima, nella spiritualità, nell’idealità, nell’intima vita del cuore. Per proseguire con egual prestezza nell’acquisto della nuova amante e nel riacquisto dell’antica, per profittar d’ogni circostanza nell’una e nell’altra impresa, egli