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amica: Muriella. È un grazioso nome, e su la sua bocca diventa più grazioso ancóra.

Dorme, profondamente. Quando i suoi occhi son chiusi, i cigli le fanno sul sommo della gota un’ombra lunga lunga. Si meravigliava della lunghezza, stasera, il cugino di Francesca e ripeteva un verso di Guglielmo Shakespeare nella Tempesta, molto bello, su i cigli di Miranda.

C’è troppo odore, qui. Delfina ha voluto ch’io le lasciassi il mazzo delle rose accanto al letto, prima d’addormentarsi. Ma io, ora che dorme, lo toglierò e lo metterò su la loggia, al sereno.

Sono stanca, eppure ho scritto tre o quattro pagine. Ho sonno. eppure vorrei prolungare la veglia per prolungare questo languore dell’anima indefinito, ondeggiante in non so che tenerezza diffusa fuori di me, intorno a me. Da tanto, da tanto tempo non avevo sentito un po’ di benevolenza circondarmi!

Francesca è molto buona, e io le sono molto riconoscente.

Ho portato su la loggia il vaso delle rose; e son rimasta là qualche minuto ad ascoltare la notte, tenuta là dal rammarico di perdere nella cecità del sonno ore che passano sotto un cielo così bello. È strano l’accordo tra la voce delle fontane e la voce del mare. I cipressi, d’innanzi a me, parevano le colonne del firmamento: le stelle brillavan proprio su le cime, le accendevano.

Perchè di notte i profumi hanno nella loro onda qualche cosa che parla, hanno un significato, hanno un linguaggio?

No, i fiori non dormono, di notte.